Canzoni a Raccolta - Time and Silence (1998)

Recensioni

- da La Stampa (30/04/98)
- da La Repubblica (30/04/98)
- da Il Mucchio Selvaggio n.305 (12/05/98)
- da Musica! (14/05/98)
- da Musica! (21/05/98)

- recensione di Dodo

 

Da La Stampa (30/04/98)

L'intervista. Rivoluzione annunciata e antologia con un brano inedito: "Il talento delle donne"
Fossati, Il silenzio del cantautore
Ivano Fossati: dopo due anni esce il nuovo album, "Canzoni a raccolta"
"Quel modo di fare musica, fortunato negli anni 70 e 80, oggi ha il sapore di cosa vecchia"

Mantova - Le grandi svolte non presentano biglietto da visita. In un giorno qualunque, ci si accorge che qualcosa nella nostra vita è cambiato, per sempre. Quella annunciata qui da Ivano Fossati è una rivoluzione epocale di non scarno significato: in poche parole molto pensate, com'è nella sua natura schiva, il rispettato artista genovese mette fine ad un periodo felicissimo della musica italiana, quella dei cantautori. Per quanto lo riguarda, naturalmente.
Si chiacchiera a tavola, in uno di quei posti sperduti fra colline o campagne che Ivano è solito scegliere quando deve provare un concerto. Quistello, provincia di Mantova, paesaggio da "Novecento" di Bertolucci, a pochi chilometri un teatro dove con suo figlio Claudio, Beppe Quirici e altri musicisti, l'eterno pensoso ragazzo che un tempo lontano lanciò in Italia il rock progressivo, prepara il concerto del prossimo 9 maggio a Strasburgo, prima tappa verso l'Europa nuova terra di conquista, e il successivo tour italiano, da giugno.
le rivoluzioni si annunciano spesso con altri pretesti anche nobili. Come l'uscita, oggi, di "Canzoni a raccolta - Time and Silence", la prima antologia discografica di Fossati, con 15 anni di successi significativi, fra La musica che gira intorno e Ventilazione, Discanto e La canzone popolare, Mio fratello che guardi il mondo e Una notte in Italia. Unico inedito, Il talento delle donne, richiama alla mente le intense canzoni di macramè che scrutavano talentosamente l'universo femminile. Fossati è cordialmente timido, come sempre. E come sempre cerca con prudenza le parole per spiegare meglio la sua quieta rivoluzione.
"Canzoni a raccolta - Time and Silence" è la sua prima antologia in quasi trent'anni di musica. Perché proprio in questo periodo affollato di antologie?
"Ci ho messo dentro le canzoni meno cantautorali, le più vicine alla musicalità della scrittura, come composizione e lavoro di strumenti e musicisti. Perché mi sembra che si volti pagina: anzi, la pagina è già voltata".
Cioè?
"Non ho più voglia di quel quadro lì. Mi sembra che abbia dato alcuni frutti meravigliosi fra i 70 e gli 80, soprattutto in Italia. Non frequento molto i poeti, ma altri Paesi non hanno avuto la ricchezza che abbiamo avuto noi. Ho la sensazione comunque che sia finita, e il cammino deve ora riprendere con altra energia, sennò si rischia di diventare delle icone viaggianti".
E' davvero convinto di aver già voltato pagina?
"Non vorrei essere sgradevole. Non voglio affermare che certi autori non hanno più niente da dire: ma il modo non può più essere lo stesso. Quel modo di far canzoni mi dà una sensazione di vecchio, di peso. Come quando ti manca un po' l'aria nei polmoni e fatichi a respirare".
Dove si sta andando?
"Posso dire solo quel che penso io. Alla bella età di 47 anni, mi sono convinto che la musica più importante che rappresenta il nostro secolo è quella del Novecento. Comincio per fortuna a vedere musicisti che la utilizzano, come Henry Threadgill, Egberto Gismondi, Hermeto Pascoal. Gente che ha abbandonato l'800, mentre tutti sono ancora appesi alla musica tonale. Si tende a rimanere incollati al passato, si sono trascurati Satie o Fauret, che rompevano con l'800. Qualcuno potrebbe obiettare che noi cantautori non ci dovremmo occupare di questo: invece siamo ancorati ad un ritmo usurato. Per me , è come un nodo al fazzoletto: ricordarsi che siamo alla fine del '900 senza che la musica popolare se ne sia accorta. Per fortuna, dicevo, c'è questo raccordo fra parte del jazz e la musica contemporanea: se un giorno si riuscisse ad inserire anche la parola, nascerebbe una via per la musica d'ascolto. Come un miracolo che si compie lento, un amalgamarsi di cose che prima nemmeno si guardavano".
Non si potrà più cantare "Alzati che si sta alzando la canzone popolare"?
"No. Lo farebbe chi lo vuol fare. La musica dell'800 è stata meravigliosa, ma è il secolo che io amo meno. Ricco, troppo armonico. Lo so, ho questo sdoppiamento. Ma mi sono dato qualche anno di tempo".
Billy Joel non vuol più scriver testi né cantare, e comporrà solo suites. Lou Reed fa recital accompagnandosi con la chitarra.
"Neanch'io vorrei più cantare, mi metterei in fondo al palco (tipo Fripp? - nota di Dodo). C'è questo penosissimo equivoco fra canzone e poesia: le due cose insieme creano una facile enfatizzazione, sono due additivi l'una dell'altra. Se debbo pensare a un compositore italiano che sta in piedi comunque, mi viene in mente solo Paolo Conte. Ho la netta sensazione che della forma/canzone non si sia appropriato nessuno tranne i discografici".
E la nuova musica italiana?
"In passato ho profuso lodi di cui mi sono pentito. Aspettiamo".
E' stato invitato al Primo Maggio?
"No. Forse la testimonianza si fa in altro modo. Quando c'è mobilitazione con l'appoggio della tv, mi vengono in mente le parole di Grillo: "Dove c'è tv, non c'è verità".
Nella sua antologia, si riflette la svolta?
"Un po'. Schegge. Comincerò una serie di dischi diversi. Da una parte canzoni, dall'altra della musica che sto cominciando a scrivere e studiare: diversa, senza parola, che ancora non so spiegare. Ma è diventata una cosa talmente forte; da anni non ero così musicalmente felice".
Ha scritto un brano per Patty Pravo.
"Non lo facevo dai tempi di "Pensiero stupendo" con Prudente. L'ho sentita al telefono, e la canzone è nata a tempo di record".
Il nuovo brano "Il talento delle donne"?
"Lo identifico nel talento di rinascere più volte, a differenza di noi uomini che abbiamo una vita sola. ma non voglio fare il femminista. Nella canzone c'è un mantra nascosto, il più famoso: perché la concezione della rinascita è tutta orientale".
Mariella Venegoni

 

Da La Repubblica (30/04/98)

Autoritratto dell'artista nel disco antologico "Time and Silence"
Fossati, il cantautore che ama le donne

Roma - In quel suo strano miscuglio di cupezza livida, musicalità raffinata, integrità intellettuale, Ivano Fossati è molto più di un cantautore. La sua volontà, le sue parole, portano con la grazia che è tipica del mezzo, una sorta di vigilanza, di coscienza critica del destino del nostro paese raramente troviamo anche nella più titolata letteratura. Ma si sa che alla canzone è toccato in questi anni riempire tanti vuoti e Fossati è uno di quelli che non si sono tirati indietro. Esce domani un'antologia, come è d'uso corrente nella discografia italiani oggi, contenente un inedito che sta già circolando per le radio intitolato Il talento delle donne, che col sottotitolo Time and silence dà il nome all'intero disco.
L'inedito è un bel brano pieno di riferimenti orientali, di mantra e appassionate dediche alla figura femminile, tema in cui Fossati eccelle, non colo nella capacità poetica di esprimere pensieri da uomo verso la donna, ma anche di comprendere più di quanto accada a molti maschi della natura delle donne, com'è confermato dalla sua conclamata abilità nello scrivere pezzi adatti ad essere cantati da donne, l'ultimo dei quali, uno dei migliori è Belle speranze portato al successo da Fiorella Mannoia.(*)
Ma come tutte le antologie, inedito a parte, questa è soprattutto un'occasione per riascoltare, ripensare, ricostruire la storia di un autore, come se fossimo di fronte a un autoritratto.
Quello che immediatamente colpisce in questa sequenza di canzoni, da La musica che gira intorno a La pianta del tè, da La canzone popolare a Panama, è la quasi totale assenza di personalismi, del cosiddetto intimismo che spesso, a torto, si è attribuito ai cantautori italiani.
Vero figlio della cultura rock, da cui discende per genealogia diretta, Fossati è uno che canta sempre col "noi" nella prima persona collettiva, descrive le notti buie vissute all'ombra delle bugie di regime, cerca ed esalta la devianza, le rotte oblique, come unica via d'uscita dal conformismo, dipinge paesaggi brutali e veritieri e non manca di guardare "globalmente" lo scenario che ci gira intorno, come ha fatto nel suo capolavoro, ovvero Una notte in Italia, presente nell'antologia in una versione live.
Fossati non è tenero, non è un mediatore, è piuttosto un fondamentalista della poesia dell'esistenza, ci regala canzoni che sono lo specchio della nostra coscienza collettiva. Ed è uno di quegli intellettuali della cultura popolare che hanno capito a perfezione quanto può essere alta la posta che si gioca in quelle garbate melodie che tutti possono cantare.
Gino Castaldo

(*) Belle speranze, seppur in "stile Fossati" in realtà è un brano scritto per Fiorella Mannoia da Piero Fabrizi.
Senza nulla togliere all'esperienza ed alla professionalità di Gino Castaldo, mi aspetterei che gli articoli fossero frutto di una più attenta documentazione e soprattutto che riportassero un'analisi più completa del disco trattato: sembra incredibile non aver trovato un solo articolo in cui compaia l'elenco completo delle canzoni e in cui sia specificato se si tratta versioni già edite o se piuttosto di nuovi arrangiamenti o versioni live (in questo caso, ci farebbe piacere sapere se tratte dagli album "dal vivo" o se di inedita versione).
Descrivendo una raccolta mi sembrerebbe il minimo, il punto di partenza.
Per non parlare del fatto che, purtroppo, nel raccontare la musica italiana ci si ferma spesso all'analisi dei testi (giustissima ma parziale) e si perde quasi sempre l'aspetto musicale che in molti casi - per Fossati particolarmente - ha un ruolo tutt'altro che di secondo piano.

 

da Mucchio Selvaggio n.305 (12/05/98)

Ivano Fossati
Canzoni a Raccolta (Time and Silence)
Sony

Ivano Fossati era l'unico cantautore italiano di cui mancasse una raccolta ufficiale. Canzoni a raccolta (Time and Silence) colma questo vuoto, e non si sa se la notizia debba rallegrare o meno. Le antologie sono quanto di piu' scorretto e insopportabile si possa trovare nel mondo dell'arte. Non è dato di sapere chi faccia queste scelte, se l'autore, il produttore o il mago Zurli'.
Canzoni a raccolta raccoglie 15 brani, 14 editi piu' il solito inedito "invogliante" Il talento delle donne (Time and Silence). Obbligato l'inserimento di capolavori quali La musica che gira intorno, Panama, Italiani d'Argentina, Discanto, Mio fratello che guardi il mondo, La pianta del te', Unica rosa. Ci possono stare La canzone popolare, Notturno delle tre,
mentre crea sconforto la presenza di
Labile (famosa oltre i propri meriti) e soprattutto Cow-boys, una delle pochissime canzoni veramente brutte di uno degli artisti piu' geniali dei nostri anni.
Non si sta discutendo il valore artistico di Fossati, immenso. Si discute la manovra commerciale, concepita male e realizzata peggio. Manovra commerciale che e' anche inutile, a ben pensarci. Cinque anni fa uscirono i due live del cantautore ligure, Buontempo e Carte da decifrare che riproponevano vecchi e recenti classici con "vestiti nuovi" ed arrangiamenti strepitosi. Quelli si che erano (e rimangono) dischi da avere. Assolutamente. Nonostante l'inedito, pare piu' sensato risparmiare le 40.000 lire di Canzoni a raccolta per il nuovo lavoro in studio di Fossati, che speriamo tutti esca presto.
Andrea Scanzi (ciao Andrea e grazie di tutto!)

 

Da Musica! (14/05/1998)

Ivano Fossati - Il buon viaggiatore
Con l'antologia "Canzoni a raccolta" mette un punto fermo nella sua carriera.
Ecco come, canzone dopo canzone, riannoda i fili della memoria.

Scheda:
Genovese, classe 1951, Ivano Fossati vanta una copiosa discografia da solista (l'antologia "canzoni a raccolta" e' il 17° album a suo nome) e un gran numero di canzoni "regalate" a interpreti italiani di razza (Martini, Mannoia, Berte', Mina, Vanoni, Oxa,...). Negli ultimi anni ha scritto a quattro mani con Fabrizio De Andre' "Anime salve" ed ha composto le musiche per i film di Carlo Mazzacurati "Il toro" e "L'estate di Davide". Promette un futuro svincolato dalla musica leggera.

Ormai e' una regola del mercato: una bella compilation non si nega a nessuno. E non c'e' artista che sappia sottrarsi all'omaggio (interessato) della discografia. Perche' una raccolta di successi non comporta rischi, serve a prendere tempo e a riordinare le idee. Magari mettere un punto fermo nella carriera di un musicista. Ivano Fossati, che ha appena licenziato il primo best dopo 15 dischi in studio e due live, non millanta credito: "Non c'e' dubbio che questo genere di operazione nasca da logiche commerciali dell'industria. Ho assecondato il legittimo desiderio della mia etichetta cercando di dare un senso compiuto al disco, curando la scelta delle canzoni e legandole secondo una linea di sensatezza". ed e' stato come rivivere in flash back il proprio passato artistico. Prima di una nuova, plausibile, radicale svolta artistica, preannunciata dall'unico brano inedito dell'album, con le sue robuste aperture orchestrali. "Questa antologia mi permette intanto di continuare a lavorare con tranquillita' al mio prossimo disco. Mi prendera' ancora un anno e sara' molto piu' impegnativo". Nel frattempo saliamo con l'autore sul tapis roulant della memoria. Entrando nello spirito delle sue "Canzoni a raccolta".
Il talento delle donne.
"L'universo femminile implica un talento misterioso. Gli uomini hanno una vita sola e un solo carattere, cui restano fedeli. Le donne sanno ricrearsi e rinascere. il sottotitolo Time and Silence esprime il bisogno di darsi tempo, di arrestare la corsa quotidiana per una sosta salutare di riflessione. Magari per ristrutturarsi internamente".
La musica che gira intorno.
"Era il 1983 e stavo su una linea di passaggio, uno di quei momenti in cui tagli il tuo percorso in maniera netta., tracciando degli angoli retti. Ma e' una cosa di cui ti accorgi solo piu' tardi, guardando retrospettivamente alla tua vita".
Ventilazione.
"Ormai avevo preso una strada, dovevo rompere a tutti i costi col passato. Ricordo soprattutto che in quel periodo ero mosso da una curiosita' insaziabile di musica. E affrontavo il nuovo repertorio anche con violenza. In questo caso lo feci in trio, con un suono metallico, scarno, duro: esattamente quel che mi serviva in quel momento".
Panama (live).
"E' una canzone senza un preciso punto di arrivo. L'ho scritta nel 1981, solo adesso posso riconoscerle molte analogie con la mia vita vissuta. E forse aderisce anche all'andamento delle cose in senso piu' collettivo. Ma per spiegarla ci vorrebbe un ragionamento complesso: le canzoni lasciano solo un piccolo segno".
Buontempo.
"E' tutta dichiarata nel titolo. E' l'emozione d'una improvvida schiarita, quando repentinamente il vento porta via la nuvole e ti regala una giornata di lucequando gia' eri rassegnato alla cupezza. Non mi capita spesso, di scrivere in questo stato d'animo. Percio' porto volentieri con me questo brandello del passato".
La pianta del te'.
"Hanno associato questa canzone a mondi di viaggi e viaggiatori. In realta' intende un muoversi interiore, ed e' il viaggio piu' difficile, dentro alla propria coscienza, alla propria intelligenza. Per capire come si sta".
Italiani d'Argentina.
"Vivaddio, non corre l'obbligo di passare in ogni canzone dei pensieri che abbiano letture diverse e piu' profonde di quelle esplicite. Questo e' un semplice quadro, per ricordarci che siamo emigranti per storia e persino per definizione. Scrivendola, non ho pensato a quelli del primo Novecento ma ai loro nipoti, che non sono ancora del tutto radicati nel nuovo paese e non si sono ancora completamente dimenticati delle loro origini: una condizione culturale da "equilibristi"...".
Unica rosa.
"L'ho scritta in un'ora, ispirato da mia moglie Gildana. E se anche i casi della vita ci hanno allontanato, le parole della canzone le riconfermerei tutte. Non e' un caso che l'abbia voluta in questa antologia. Mi fa piacere portarla con me".
Discanto.
"Si vivono giorni di Buontempo e altri di Discanto. Qui c'e' il senso del disagio, del disorientamento, del dolore. Il "pensiero positivo" mi fa orrore. Lo associo all'ottusita'".
La canzone popolare.
"Oggi la riscriverei in modo diverso, perche' e' fin troppo chiara e manifesta, sebbene possieda alcuni riferimenti non superficiali. Non e' un caso che sia diventata una specie di "inno politico". Malgrado tutto la amo: ha significato molto per me".
Mio fratello che guardi il mondo.
"Da molti e' stata intesa come una riflessione sull mondo degli extracomunitari. E' un'interpretazione che ci puo' anche stare. Per me rifletteva in maniera piu' generale la difficile convivenza con la diversita'. Intendevo la difficolta' dell'accetazione piu' ampia del termine: poverta', disagio, malattia, condizioni che possono cambiare, per fortuna. La strada della speranza e' sempre aperta, la possiamo trovare. O meglio: e' la strada che trovera' noi".
Notturno delle tre.
"Una donna vista di spalle, mentre si alza da un letto e se ne va, lasciandoti un'immagine nitida nella retina. E' un brano sull'amore materiale, finalmente, dopo tanta letteratura e tante riflessioni sull'amore spirituale. la canzone italiana e' per tradizione praticamente asessuata, una cosa che a me non va proprio giu'. Non amo le canzoni moraliste, men che meno quelle pudiche".
Labile.
"E' un mio piccolo parlare con Dio.Lo rimprovero di aver storicamente dimostrato di avere la memoria corta. Gli rivolgo qualche domanda. E com'e' naturale, non ottengo risposta...".
Una notte in Italia (live).
"Viene da un'esperienza privata e parla di me, sebbene qui, come in altre occasioni, utilizzi il plurale. lo faccio sempre con una sorta di beneficio del dubbio: non so mai se le mie sensazioni saranno condivise da altri, e da quali altri. So che questo brano e' stato molto condiviso, ma non mi sento autorizzato a parlare delgi altri... Certo e' una canzone alla quale voglio un mondo di bene".
Cow boys
"Dopo 15 anni, mi sono accorto che questa canzoncina breve e' la piu' importante fra tutte quelle che ho scritto. E' il minuscolo cardine che ha impresso una nuova direzione alla mia carriera".
Flavio Brighenti

 

da Musica! (21/05/98)

Ivano Fossati
Canzoni a raccolta
Columbia

Quindici canzoni per galleggiare sulla zattera della memoria con il musicista genovese. Che, nelle note di copertina, offre le istruzioni per l'uso: "Nella prima canzone di questo album ho utilizzato in perfetta coscienza le sillabe sacre Om Mani Padme Hum, affinché mi aiutassero a tracciare la linea d'ombra il più possibile netta fra l'idea ciclica del tempo orientale e quella lineare che è la nostra. Le parole tempo e silenzio sono espresse in lingua inglese perché più di ogni altra sembra rappresentare oggi il modello occidentale. La piccola storia nel mezzo non è certo soltanto mia. Le restanti canzoni sono un frammento di quindici anni di personalissima meditazione occidentale". Questa compilation - curata con l'amore che si dedica ai dischi veri - rappresenta allora la chiusura di un (magnifico) ciclo artistico e ne preannuncia uno nuovo, meno occidentale. L'ultimo atto prima del giro di boa è l'inedita Il talento delle donne, simbiosi intelligente fra musica leggera, orchestrazione colta, speziature jazz. Il resto è arte della canzone popolare sedimentata nel tempo.
Flavio Brighenti

 

Canzoni a raccolta - Time and Silence

Ed ora - poco modestamente - una recensione fatta da me. Confusamente scritta senza l'esperienza e la professionalità dei giornalisti qui sopra citati. Sicuramente di parte ma sincera.
Dodo

Brani:
Il talento delle donne (Time and Silence), La musica che gira intorno, Ventilazione, Panama (live), Buontempo, La pianta del tè, Italiani d'Argentina, Unica Rosa, Discanto, La canzone popolare, Mio fratello che guardi il mondo, Notturno delle tre, Labile, Una notte in Italia (live), Cow boys.

Perché una raccolta?
Solitamente per recuperare un periodo negativo o per trainare un nuovo album. In questo caso siamo di fronte a qualcosa di diverso. Lo si capisce dal fatto che Fossati sta vivendo probabilmente il momento più luminoso e brillante della sua carriera.
Interessante la scelta dei brani presenti: "i meno cantautorali" come lo stesso Fossati li ha definiti.
In realtà siamo di fronte ad una svolta, un nuovo cambiamento - per un autore che si è sempre evoluto e trasformato, per un musicista curioso e coraggioso nello sperimentare, per un compositore che non ha mai avuto paura di provare e di mettersi alla prova.
Questa volta più di altre si presenta un taglio netto, una ricerca che - forse - non prescinderà più di tanto dal passato; una nuova dimensione dello scrivere e dell'interpretare.
In attesa, quindi, di grandi cambiamenti futuri, vediamo di capire questo disco. Innanzitutto troviamo un inedito: Il talento delle donne (Time and Silence): siamo di fronte ad una canzone che, se per certi versi ci riporta alla linea di pensiero che abbiamo trovato in Macramè, risente di un arrangiamento nuovo, molto vivace. La prima cosa che ci colpisce è la presenza della chitarra elettrica di Nguyen Le che si concede in un assolo tipico di un certo rock che Fossati non ci proponeva da molti anni. Il ritmo della canzone è serrato ed è molto orecchiabile, con quell'inciso in inglese (la scelta della lingua è dovuta al fatto che il suono delle parole "tempo e silenzio" è più musicale in inglese che in altre lingue) che non riusciamo a non canticchiare, di facile presa ma mai banale e tantomeno scontato. Quanto avrà influito la presenza del figlio Claudio? Fatto sta che la musicalità colpisce, avvolge, emoziona. D'altronde lui stesso ha detto: "la presenza di un giovanissimo musicista, se intelligente e sensibile" - e in questo caso non si può dire certo il contrario - "dà un contributo molto importante".
Il testo è decisamente originale, ancora un omaggio alle donne ed al loro "talento di rinascere più volte" e di riuscire sempre a rialzarsi, a ricominciare. Quella forza che Fossati ammira e forse un po' invidia nelle donne ("il talento delle donne, così naturale"); la forza e l'istinto di reagire, di muoversi e di non stare troppo a guardare ("l'innocenza con cui puniscono per le cose non avverate"). La capacità di ripartire, quindi, e di non scoraggiarsi, come lui stesso ha intenzione di fare (e fino ad ora ha sempre fatto nel migliore dei modi).
E' più di una canzone. E' un piccolo gioiello che trova una perfetta collocazione nel filo che collega tutti i brani selezionati nel disco.
Tutti gli altri brani sono già editi, compresi i due episodi live, tratti da "Ivano Fossati dal vivo - volume 1 - Buontempo". Ma andiamo con ordine.
I primi brani "raccolti" sono La musica che gira intorno (1983) in cui "gridava" il bisogno di rompere uno dei tanti muri e di evolvere (ed evolversi) da una musica senza futuro. Segue Ventilazione (1984) con tutta la sua voglia ed il bisogno di "cambiare aria". E' la svolta definitiva verso "qualcosa di più serio del semplice successo commerciale"
Panama, il brano più vecchio presente, è proposto nella versione dal vivo che le aveva dato maggiore luce rispetto alla comunque molto originale versione presente nell'album "Panama e dintorni" del 1981).
Qui la scelta live è dovuta a due motivi fondamentali: prima di tutto il fatto che la versione originale risentiva troppo dei molti viaggi negli Stati Uniti che Fossati aveva fatto in quel periodo e dei musicisti (tutti americani) che hanno dato un'impronta forte alle sonorità della canzone.
Poi, come lui stesso ha dichiarato, è più bello e dignitoso che la suonino musicisti italiani visto che tutta la musica di Fossati, seppur influenzata da molte culture, nasce, si sviluppa e vive in Italia.
Buontempo (1986) riscoperto ultimamente da Ornella Vanoni ed originariamente nell'album "700 giorni", è basato su un andamento sudamericano e raffigura la gente che lavora e che, nel giorno di festa, va a salutare il mare. Ecco un altra immagine molto presente nell'opera di Fossati. Il mare come sogno di navigare.
La pianta del tè (1988) è, a mio avviso, l'inizio di un nuovo capitolo nella produzione di Fossati, se non altro dal punto di vista musicale. Qui viene ripreso solo il brano che da il nome all'album: interessante ricerca nelle atmosfere e nelle sonorità di altre culture: uno degli episodi piu' grandi della musica italiana.
Dall'album "Discanto" vengono invece tratte tre canzoni, tre piccoli gioielli, rispettivamente Italiani d'Argentina, Unica Rosa e Discanto (1990).
Ancora una ricerca che va al di fuori dell'occidente. Un disco molto maturo, impegnato.
Italiani d'Argentina, che in concerto veniva presentata leggendo la lettera di un emigrante, parla di un tipo particolare di emigrazione e colpisce per la sincerità: emozionante.
Unica rosa, dolce poesia dedicata alla ex-moglie Gildana, parla della persona che per vent'anni "ha camminato con me senza limitarsi ad accompagnarmi".
Discanto è invece un fiume di parole e di pensieri espressi quasi di getto su un ritmo ossessivo: di grande atmosfera.
Tre anche i brani tratti da "Lindbergh" (1992): La canzone popolare: brano di grande successo anche per il temporaneo prestito al successo dello schieramento dell'Ulivo, così lontana dal tipo di canzoni che Fossati scrive oggi e, soprattutto da ciò che farà in futuro; Mio fratello che guardi il mondo, una delle più internazionali canzoni di Fossati, sia nella musica che, soprattutto, nel tema trattato, ancora l'immigrazione. Ma anche tutto ciò che può essere disagio causato dalla diversità; Notturno delle tre (da notare l'ingresso, per la prima volta in quest'ultimo brano, di Claudio Fossati alla batteria). "racconta di una separazione notturna fra due persone: la seduzione e, subito dopo, l'abbandono".
"Macramè" (1996) ci offre solo la bellissima Labile; d'altronde il ricordo di queste canzoni è molto fresco. Canzone dalle sonorità nuove, emblema di un grande album ed emblema della nuova strada che il nostro autore vorrà intraprendere
L'altra canzone dal vivo è la bellissima Una notte in Italia: la canzone più fossatiana: dentro questo brano c'è tutta "l'umiltà e la felicità di cantare" sempre e comunque. E "di esserci anche se il momento non è dei migliori".
Il disco si conclude con Cow-boys (1983) - vi ricordate l'intensissima interpretazione di Mina? - anch'esso da "Le città di frontiera", breve ed essenziale inno al cambiamento, già presente come ultimo brano nell'album da cui è tratto.Già segno di una svolta: allora fu l'abbandono delle influenze statunitensi e, poi, occidentali in genere. Qui, più di allora, il cambiamento sarà importante e, come ci promette l'autore stesso, decisivo. Una scelta di brano sicuramente non casuale, anche nella collocazione.
Da segnalare, nel libretto che accompagna il disco, tutti i testi delle canzoni presenti ed il dettaglio di ogni brano e dei musicisti che lo hanno interpretato.
Fa effetto trovare nell'ultima pagina il lunghissimo elenco che raccoglie tutti i musicisti che hanno condiviso questo "viaggio" di 15 anni. Come lo stesso Fossati ha dichiarato: "sono presenze preziose: molte cose sono state messe a fuoco con i loro aiuti".
Niente di meglio, nell'attesa di poter condividere le nuove rotte del nostro viaggiatore, che riascoltare questo spaccato di storia della nostra musica, per riprovare quelle emozioni che ci hanno accompagnato negli ultimi anni, in una selezione fatta per noi direttamente dal suo autore.
Dodo (30/05/1998)

Canzoni a Raccolta
Time and Silence